Ciao a tutti!!!
Siamo alle terza “puntata” della serie #BalleticYuzu ideata e scritta dalla nostra Alessandra Montrucchio!
Ci faremo guidare da chi è esperto di danza per capire meglio e apprezzare ancora di più le meraviglie che Yuzu compie sul ghiaccio!
Da appassionata e praticante di danza sin da bambina, Alessandra ha immediatamente scorto in Yuzuru Hanyu le doti del grande ballerino, nonostante lui stesso abbia candidamente ammesso di non aver preso lezioni di danza né, verosimilmente, intenda atteggiarsi a ballerino.
Eppure ha una postura così elegante e dalle linee così perfette, che per chi è pratico di danza risulta impossibile non notare queste sue doti che sono certamente naturali, ma affinate da un duro lavoro e tanta attenzione ai dettagli ed all’aspetto artistico del “suo” pattinaggio.
Sappiamo che grandi ballerini hanno elogiato Yuzuru e questo la dice lunga su come stiano le cose, al di là dei soliti detrattori che parlano di “bad posture” mentre vedono ballerini provetti qua e là.
Alessandra ha generosamente deciso di condividere con noi le sue conoscenze ed il suo occhio esperto, per sottolineare e rendere più comprensibili anche a noi, che ben poco mastichiamo la materia “danza classica”, le prodezze di Yuzuru, che in questa serie è… Balletic Yuzu!
Potete leggere i post precedenti della serie tramite il tag #balleticyuzu qui sul blog.
Oggi parliamo di uno dei salti principali dell’arsenale tecnico di Yuzuru: il Salchow ed in particolare il Quadruplo Salchow.
Scopriamone di più!
Lascio lo spazio alle parole di Alessandra.
Grazie!
Italian:
(Postato il 13 Maggio 2021)
Buongiorno a tutt*. Ora che sono finiti i Mondiali, il World Team Trophy e anche Stars On Ice, ora che ci aspettano lunghi mesi di carestia yuzurica, ho pensato che fosse tempo di tornare con #balleticyuzu, ovvero con le mie – chiamiamole così – analisi di alcuni movimenti, passi, posizioni di Yuzuru dal punto di vista di chi è cresciuto a pane e danza. Dopo aver affrontato due momenti specifici di un programma specifico (l’inizio della sequenza di passi e la sequenza 3A2T+3Lo in Heaven and Earth), oggi vorrei invece parlare di un elemento che Yuzuru usa molto, presente ormai da diverse stagioni sia nel suo programma corto sia in quello libero. Sto parlando del
SALCHOW
in generale e del quadruplo Salchow in particolare.
Perché proprio il Salchow?
Perché, dal punto di vista della danza, è veramente, veramente brutto.
È un’idea solo mia? Il mio gusto personale prevale su qualunque altra considerazione? Me lo sono chiesto a lungo, e ciononostante non ho una risposta sicura e definitiva. Però ho cercato di analizzare i motivi per cui ritengo il Salchow “ballettisticamente brutto”.
Per cominciare, è un salto en dedans. In danza, “en dehors” (“in fuori”) significa che le gambe, dalle anche fino ai piedi, sono ruotate in fuori: per dirla male, pensate ai piedi “a papera” dei ballerini e capirete di cosa parlo. “En dedans” (“in dentro”) significa che le gambe sono in parallelo o, in certi casi, addirittura ruotate verso l’interno. La danza classica è, fondamentalmente, un tipo di danza in cui le gambe stanno en dehors. Se parliamo poi di pirouettes, si possono fare sia en dehors che en dedans: nel primo caso si ruota verso la gamba libera (solitamente tenuta nella posizione di passé, cioè con il ginocchio piegato e il piede puntato sul ginocchio della gamba di terra, o di coupé, sempre con il ginocchio piegato ma col piede puntato sulla caviglia della gamba di terra), nel secondo verso la gamba di terra. Tenete però presente che, anche se la pirouette è en dedans, le gambe rimangono en dehors: il passé/coupé è comunque aperto e non chiuso; se fosse chiuso, saremmo in un altro genere di danza, per esempio nella danza jazz.
Ora, pur rendendomi conto che sto semplificando a livelli da far venire i brividi a qualunque appassionato: chi ha inventato la danza classica non era un sadico che decise di infliggere ai ballerini l’en dehors – ovvero una perpetua extrarotazione di articolazioni e ossa delle anche, spesso con le conseguenze artrosiche che potete immaginare – tanto per vederli soffrire. (Be’, forse era anche sadico, sì). Lo fece perché la danza classica è una delle forme più alte e più pure di ricerca della bellezza assoluta. Non c’è passaggio, posizione, passo, movimento del balletto classico tradizionale il cui scopo, prima ancora di esprimere emozioni, di raccontare una storia o di comunicare un pensiero, non sia attingere alle più alte vette estetiche. Non a caso non solo la danza contemporanea, ma perfino il neoclassico (penso a Balanchine) hanno potuto e dovuto innovare partendo proprio dallo stravolgimento di quella bellezza: sottolineandone l’artificiosità (le linee spezzate, le asimmetrie, i fuori asse di Balanchine) o cercando volutamente posizioni e movimenti “sporchi” quando non (nell’ottica classica) “brutti”.
Tornando al Salchow, non solo è un salto en dedans perché il pattinatore ruota verso la gamba di terra, ma anche perché le gambe stesse sono en dedans, molto en dedans, praticamente tenute storte verso l’interno, un po’ come nello spazzaneve quando si scia. Insomma è un salto privo della bellezza classicamente intesa, e più vicino a uno stile contemporaneo.
Ve ne porto qua tre esempi. Ho preferito evitare il Salchow di Nathan Chen perché non mi andava di fare quello che fanno tanti, troppi commentatori, ovvero un confronto tra due pattinatori che a mio parere ben poco di confrontabile hanno; e sarebbe anche un po’ stato come sparare sulla Croce Rossa.
Ecco dunque le Gif, da me realizzate e prese tutte da programmi ben pattinati e premiati da buoni punteggi e buoni GOE, di: 1) Nam Nguyen (4S nel free skate di Skate Canada 2019);
2) Michal Březina (4S nello short program degli Europei 2020);
3) Yuna Kim (3S nel free skate delle Olimpiadi 2014).
Nam e Michal non sono molto diversi. Per preparare il salto, eseguono una serie di rotazioni su se stessi, serie che viene inaugurata piegando di colpo la gamba sinistra mentre vanno all’indietro per girarsi in modo da procedere in avanti; inclinano parecchio il busto in avanti; tengono le gambe larghe già un secondo o due prima di staccare; durante l’intera preparazione le braccia, che siano quasi sempre aperte (Michal) o che alternativamente si aprano e si chiudano (Nam), restano rigide, impegnate non in un movimento coreografico ma nel compito di bilanciare corpo; subito prima di staccare, sollevano un poco la gamba destra da terra e, da dietro, la portano in avanti fino ad avvolgerla intorno alla sinistra nella posizione del salto vero e proprio: durante questo movimento (un rond de jambe, in danza), la gamba è decisamente en dedans, il ginocchio un po’ piegato (molle, avrebbe detto un mio maestro di classica). Sono due 4S ben eseguiti e giustamente premiati dai punteggi. Ma sono belli? No, mi spiace. Sul piano estetico, e coreutico, sono brutti.
Per questo sono andata a studiarmi il 3S di quella che secondo me rimane a tutt’oggi la Pattinatrice con la P maiuscola, e con buona pace delle russe quadrupliste di oggi, Yuna Kim. Lei è sicuramente più aggraziata: non piega la gamba sinistra per iniziare le rotazioni di transizione al salto; il busto è meno inclinato, le braccia meno rigide; la gamba destra, sollevata da terra in anticipo rispetto ai due uomini, è quasi tesa e meno brutalmente en dedans. Ciò non toglie che anche lei rimanga nella scia tradizionale del Salchow tradizionale e tradizionalmente eseguito: un salto non così brutto, se lo fa lei, ma certo il più brutto del suo repertorio
E arriviamo così al Salchow di Yuzu. Ho creato la Gif del 4S che ha letteralmente cesellato al World Team Trophy, nel programma corto. Guardatelo incantati per una decina di volte, poi cercate di mantenere un minimo di distacco e osservate i vari momenti. Le transizioni immediatamente precedenti il salto anche per lui consistono in alcune rotazioni su se stesso, ma più strette e non a gambe larghe; anche lui per iniziare la prima piega la gamba sinistra, ma appena appena, e alla rotazione successiva piega la destra, con il risultato che sembrano due brevi passi consecutivi soltanto accennati, in punta di piedi come i bourrées delle danzatrici (quei minuscoli, rapidi picchiettii sulle punte con cui le ballerine si spostano), dando una impressione molto più scivolata, meno “singhiozzata” di Nam e soprattutto di Michal. Il busto è perfettamente eretto. Ripeto: il busto. È. Perfettamente. Eretto. Questo significa rimandare la ricerca della postura giusta per staccare il salto all’ultimissimo momento, il che non vuol dire soltanto avere coraggio e sicurezza dei propri mezzi, ma anche avere una impostazione ballettistica: mai e poi mai, nella danza classica, sarebbe ammissibile assumere una posizione brutta “solo” perché funziona meglio per fare un salto dopo. Per cui Yuzu sta dritto, inclinandosi di pochissimi gradi in avanti esclusivamente una frazione di secondo prima dello stacco. Quanto alle braccia, Yuzu le mantiene morbide, ma salde, nella posizione standard con cui i ballerini preparano le pirouettes, ovvero un braccio alla seconda (aperto di lato) e uno in prima (davanti a sé all’altezza dell’ombelico). Guardate i gomiti: morbido il destro, più piegato il sinistro, così come farebbe un danzatore, in modo da avere una posizione che permette alle braccia di aiutare a spingere e ruotare e, al contempo, di essere belle da guardare. Guardate i polsi: la mano segue naturalmente la linea dell’avambraccio, senza spezzarla, con dolcezza. Guardate le spalle: grazie alla posizione delle braccia (sostenute probabilmente dalla schiena, dal lavoro dei muscoli di schiena e scapole) e alla nulla o scarsa inclinazione del busto, non si alzano, rimangono basse, rilassate, molto diverse dalle spalle contratte che gli altri pattinatori hanno normalmente nel Salchow. Infine, guardate la gamba libera, la destra, quella che gli altri sollevano e tengono en dedans, e col ginocchio un po’ piegato, per dare la spinta durante lo stacco del salto e chiuderla sull’altra. Avete guardato? Yuzu non la stacca da terra. Già. Non. La. Stacca. Niente aiuti e niente inestetismi: la lascia sul ghiaccio, in parallelo ma non en dedans. In compenso, pare quasi spingere indietro quella di terra, prendendo spinta da un movimento opposto rispetto a quello compiuto dagli altri e molto, molto più elegante: invece di compiere un rond de jambe dal lato in avanti con la gamba destra, ne compie uno dal lato indietro con la sinistra. Esatto: non un passaggio en dedans, sporco e inevitabilmente goffo, ma un passaggio en dehors, pulito, arioso, elegante.
Immagino che tanta attenzione alla bellezza del salto (oltre che all’esecuzione in sé, alle transizioni, all’uscita, eccetera) lo renda molto più rischioso, e sappiamo bene che ogni tanto Yuzu sbaglia anche il Salchow; ma quando lo esegue al meglio, il Salchow finisce di essere quel salto impacciato che mai potrebbe apparire nel Don Chisciotte o nel Lago dei cigni e diventa bellezza assoluta, quasi ultraterrena; manifestazione di qualcosa al di sopra di noi.
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English:
(Posted on May 13th 2021) Translated by Alessandra Montrucchio.
Hi everyone, here I am once again to examine some elements of Yuzu’s skating from a ballet dancer’s point of view. After writing about a few specific moments from two of his programs (“Heaven and Earth”, “Masquerade”), I’d like to talk about a jump that we’ve seen in all of Yuzu’s SPs and FSs of the last years.
I’m talking about the SALCHOW.
Why the Salchow, of all jumps?
Because, from a ballet dancer’s point of view, the Salchow (not Yuzu’s Salchow: the Salchow in general) is really, really ugly.
I’ve been wondering over and over if this is just my opinion, if my personal taste is overtaking my objectivity, and I still don’t have a final, clear answer. So I tried to examine the reasons why I consider the Salchow “balletically ugly”. Here they are.
First of all, it is an en dedans jump. In ballet, “en dehors” (outward) means that the legs, from hips to feet, are turned out. “En dedans” (inward) means that the legs are parallel or, sometimes, even turned in. Ballet is mostly based on en dehors positions. Pirouettes can be both en dehors and en dedans: in a pirouette en dehors, you turn toward your free leg (which is usually in a position called passé – the knee is bent and the toes lay on the ground leg’s knee – or coupé – the knee is bent and the toes lay on the ground leg’s ankle); in a pirouette en dedans, you turn toward your ground leg. Keep in mind, though, that even in a pirouette en dedans your legs are en dehors: in your passé (or coupé) the knee is turned out; if it was turned in, we’d be talking about another dance style, for instance jazz dance.
Now, I know I’m making it too easy, and I hope not to have any dancer or ballet fan horrified… but: ballet doesn’t perpetually force dancers to keep all those en dehors positions and steps – which means, to endlessly turn out their hips’ joints and bones – in order to punish them. The real reason why is that ballet’s ultimate goal is the chase of absolute beauty. Each and every movement, step, position can show a feeling, tell a story, express an idea, of course; but first and foremost, it is supposed to show the highest and purest beauty. No wonder, then, if contemporary dance or even neoclassical ballet (e.g. Balanchine), in order to innovate themselves, had to turn that beauty upside down: to underline how much ballet is unnatural (look at Balanchine’s broken lines, asymmetric positions, off-axis movements), or to create deliberately “dirty” or “ugly” steps and moves (e.g. Pina Bausch).
Back to the Salchow: it is an en dedans jump. The skater turns toward the ground leg; moreover, the legs are en dedans too, much turned in (like in a snow plough when you’re skiing). That’s why it’s a jump lacking in classic beauty, closer to a more contemporary, “dirtier” style of dance.
I’m going to give you three examples of Salchow. I chose not to comment on Nathan Chen’s Salchow because I didn’t want to do what too many commentators do (continuously comparing him and Yuzu, when they have almost nothing in common), and because it would mean hitting an easy target. So here you have the Gifs I took of three Salchow that earned high GOEs:
1) Nam Nguyen’s 4S, FS, Skate Canada 2019;
2) Michal Březina’s 4S, SP, European Championships 2020;
3) Yuna Kim’s 3S, FS, Olympic Winter Games 2014.
Nam and Michal look very similar. In order to prepare the jump, they turn a few times on the ice: at the beginning, while they’re skating backwards, they bend their left leg (consequence: their butt sticks a little bit out) and keep on turning in that position; their torso leans forward; they spread their legs a few seconds before jumping; the whole time, their arms are stiff (Michal keeps them wide open, Nam opens and closes them a few times) in order to help the body to keep its balance. Then, right before jumping, they lift a bit their right leg and take it from the side to the front: in ballet, this movement is called rond de jambe. Please note that this leg is en dedans, with the knee a little bent: weak or loose, my ballet teachers would call it. Finally, the take off for the Salchow: the right leg joining the left one and “wrapping” around it to get the correct position during the jump. Both Nam and Michal perform a correct 4S and get a rightly good score for it. Is their 4S beautiful, though? I’m sorry: no, it isn’t. On an aesthetic and balletic level, it’s ugly.
That’s why the third example is a 3S performed by Yuna Kim: in my opinion, the greatest female skater of all time, even though she had no quads. Yuna is much more graceful than Nam and Michal: she doesn’t bend her left leg during the transitions before the jump; her torso doesn’t lean forward so much; her arms are less stiff; she does lift her right leg from the ice (sooner than the two men), but she keeps it stretched and not so much en dedans. Even Yuna, though, prepares and performs a traditional Salchow in a traditional way: her Salchow isn’t that ugly, but to me it looks the ugliest of her jumps anyway.
Finally, Yuzu’s Salchow. I made a Gif of the 4S he literally chiseled in his SP at the World Team Trophy. Please watch it in awe for a few times, then try to gain some distance and watch carefully each movement. Like the other three skaters, before jumping also Yuzu turns a few times on the ice; each turn is tighter than theirs, though, and he doesn’t spread his legs. At the beginning, also Yuzu bends his left leg, but very slightly, and he bends immediately (and very slightly) his right leg as well: this way, he seems to take two small consecutive steps, as light as if he was tip-toeing (as if he was… en pointe) and doing some bourrées: those tiny, quick pit-a-pats of the feet en pointe that you see when a ballerina is moving around the stage. This way, his flow and grace are impressive: he’s really gliding, without any pause or fits-and-starts between one step and another.
Then: Yuzu’s torso is perfectly straight. Once again: Yuzu’s. Torso. Is. Perfectly. Straight. Which means, he cannot look for the perfect balance, not before the very last moment. Which means, he needs to be very brave and very self-confident. Which means, he needs to have a balletic posture and set of mind: ballet would never, ever allow you to take an ugly position “only” because it works better and is safer before performing a jump. So Yuzu keeps is torso straight, bending it just an inch one millisecond before jumping.
Now look at his arms: they’re soft and graceful but solid, steady, in the typical position of a ballet dancer’s arms before a pirouette: on in second position (horizontally extended to the side), one arm in first position (raised in front of the navel, more or less). Look at his elbows: the right one is soft, rounded, a little bit more bent than the left one; that’s how a dancer would keep their arms, so that they can help him to turn – looking beautiful at the same time. Look at his wrists: each of his hands follows naturally, smoothly, the forearm’s line, without “breaking” it. Look at his shoulders: thanks to the position of the arms (held up thanks to Yuzu’s shoulder blades and back’s muscles) and of the torso (that is straight, not leaning forward), the shoulders are low, relaxed, so different from the tense shoulders of the other skaters. Finally, look at his right leg – the one that the other skaters lift and keep en dedans, with a slightly bent knee, in order to gain momentum before jumping. Have you looked? If you have, you’ve seen that Yuzu doesn’t lift it from the ground. Yes. He. Doesn’t. Lift. His. Free. Leg. No helps, no “ugly” positions. Yuzu keeps his free leg on the ice on the ice, not turned out (en dehors), but not turned in (en dedans) either. Parallel, let’s say. Instead, Yuzu seems to push his ground leg back, gaining momentum thanks to a movement very different from what the other skaters do… an opposite movement, in fact: Yuzu doesn’t do a rond de jambe from the side to the front of his body with his right leg; he does a rond de jambe from the side to the back of his body with his left leg. Exactly: he doesn’t do a rond de jambe en dedans, “dirty” and unavoidably clumsy; he does a rond de jambe en dehors, clean, airy, elegant.
Paying so much attention not only to the transitions, to the entry and the exit, and to the jump itself, but also to the beauty of it all, means making any jump act much riskier, I guess. We all know that Yuzu can pop a Salchow, sometimes; but when he jumps it as his best, the Salchow stops being the awkward jump that you could never see in a ballet like Don Quixote or Swan Lake and turns into absolute, almost supernatural beauty; the epiphany of a power above.
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Japanese:
You can find the Japanese translation on Nymphea’s blog Pianeta Hanyu. |
Tanto altro ci sarebbe da dire e da rivedere, da capire, da analizzare, quindi…
Appuntamento alla prossima puntata di Balletic Yuzu!
Un grazie immenso ad Alessandra!
Mi raccomando, commentate, commentate, commentate!
Ciao ciao!
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