Ciao!!!
Siete pronti per un altro #BalleticYuzu?! Oggi vi propongo l’ottava “puntata” della serie ideata e scritta dalla nostra Alessandra Montrucchio!
Da appassionata e praticante di danza sin da bambina, Alessandra ha immediatamente scorto in Yuzuru Hanyu le doti del grande ballerino, nonostante lui stesso abbia candidamente ammesso di non aver preso lezioni di danza né, verosimilmente, intenda atteggiarsi a ballerino.
Eppure ha una postura così elegante e dalle linee così perfette, che per chi è pratico di danza risulta impossibile non notare queste sue doti che sono certamente naturali, ma affinate da un duro lavoro e tanta attenzione ai dettagli ed all’aspetto artistico del “suo” pattinaggio.
Sappiamo che grandi ballerini hanno elogiato Yuzuru e questo la dice lunga su come stiano le cose, al di là dei soliti detrattori che parlano di “bad posture” mentre vedono ballerini provetti qua e là.
Alessandra ha generosamente deciso di condividere con noi le sue conoscenze ed il suo occhio esperto, per sottolineare e rendere più comprensibili anche a noi, che ben poco mastichiamo la materia “danza classica”, le prodezze di Yuzuru, che in questa serie è… Balletic Yuzu!
Questa volta ha concentrato la sua attenzione sul nuovo programma corto di Yuzuru Hanyu, che abbiamo visto per la prima – e ad oggi unica – volta in occasione dei Campionati Nazionali Giapponesi 2021, il 24 dicembre.
Il brano scelto per questo SP è “Introduzione e Rondò Capriccioso” composto da Camille Saint-Saëns, suonato con un arrangiamento per solo pianoforte realizzato appositamente dal pianista Shinya Kiyozuka.
Per i Fanyus è subito divenuto, più semplicemente e affettuosamente, “Roncapu”.
Programma-capolavoro sotto tutti i punti di vista: tecnico, coreografico, musicale, interpretativo, espressivo, che ancora una volta ci ha lasciati a bocca aperta davanti a questo genio, che sempre pare aver raggiunto un livello oltre il quale non sia possibile spingersi, eppure ogni volta riesce a superarsi, ancora e ancora.
Non tutti sono in grado di comprendere questa sua grandezza, ancor meno questo suo costante miglioramento. Non lo colgono (o fingono di non coglierlo, oppure non vogliono coglierlo… o non possono per vari motivi) e di conseguenza non lo valutano come meriterebbe. E’ ormai fin troppo evidente.
La speranza è che questo articolo possa aiutare qualcuno ad aprire gli occhi.
Il video del “Roncapu” di Yuzuru.
Lascio la parola ad Alessandra.
Italian:
(Postato il 25 Gennaio 2022 sullo YUZURU HANYU – Italian FB Fan Group)
L’abbiamo visto in una sola occasione, il nuovo programma corto di Yuzu. E poi lo abbiamo rivisto, ogni giorno, più volte al giorno, senza stancarcene mai. Perché il Rondò capriccioso non è “solo” un programma perfetto, completo, insomma un programma che esclusivamente Yuzu è in grado di pattinare. E non è “solo” una antologia di ciò che il pattinaggio di figura è o dovrebbe essere davvero. Roncapu è arte: un’opera in cui tecnica, esecuzione, pensiero, sentimenti, istinti, musica si sommano in una reazione chimica da cui nasce qualcos’altro, qualcosa che ci eleva e in cui al tempo stesso ci riconosciamo. Roncapu parla di pattinaggio e di Yuzu e di noi, con una intensità tale da lasciare sgomento perfino chi conosce bene l’intensità di cui Yuzu è capace e dovrebbe essere preparato a sostenerla. Ma con Yuzu non si è mai preparati del tutto, e di fronte alla sua interpretazione di Roncapu ancor meno. Non potevo non parlarne in un #balleticyuzu. Ma parlare di cosa? Di quali elementi, dettagli, passaggi? Ogni secondo, ogni accento musicale varrebbe un’analisi a sé, anzi, più analisi, a seconda che si sia un tecnico del pattinaggio, un musicista, uno scrittore – perché sì, anche dal punto di vista narrativo Roncapu e il suo interprete sono interessanti –, un pittore. Io mi intendo di danza, dunque mi limiterò a parlarne da questa prospettiva, e in modo incompleto. Molti programmi di Yuzu offrono spunti a sufficienza per discuterne a lungo, e Roncapu di spunti ne offre così tanti che ci ho messo giorni a decidere da dove iniziare e che taglio dare al mio post; e non sono ancora sicura di dove andrò a parare. Quindi leggetemi, tenete magari d’occhio un Glossario della danza classica (quello di Wikipedia può andar bene: https://it.wikipedia.org/wiki/Glossario_della_danza_classica) Si parte. La postura Permettetemi di ripetere cose che temo di aver già detto, ma che credo sia il caso di ribadire. La prima cosa che un ballerino nota di Yuzu – in generale, non solo quando pattina – è la postura. Spalle rilassate e aperte, schiena dritta, collo non incassato… è come se un filo a piombo lo attraversasse dai talloni alla sommità del capo e lo tirasse verso il cielo, e infatti sembra più alto di quello che è. Questa è la postura normale dei ballerini. Elegante, quasi altera, aggraziata, sul ghiaccio fa sì che Yuzu non sembri mai “impostato”. Paragonatelo ad altri pattinatori eleganti, come Fernández o perfino Brown: in loro si vede che scelgono di mantenere quella postura in pista. In Yuzu no: l’ha acquisita così tanto tempo fa che in lui risulta normale, naturale, e questo dà un enorme contributo al suo pattinaggio, dove la grazia e la finezza non sono elementi presenti, sì, ma aggiunti dall’esterno, per così dire: sono elementi connaturati a Yuzu e dunque al suo pattinaggio, e credo sia per questo che perfino quando, in allenamento, si limita a costeggiare la balaustra, salta agli occhi anche dei non-esperti la sua diversità dagli altri. Lui si “tiene” e si muove in modo che, perlomeno nel mondo del pattinaggio, è unico. Le braccia e le mani Del ballerino classico, poi, Yuzu non ha solo la postura: ha anche le braccia e le mani. Di nuovo mi ripeto: nella danza, le braccia vanno sostenute a partire dalla schiena, dalle scapole; solo così possono essere un effettivo aiuto negli esercizi eseguiti da busto e gambe, e solo così possono evitare posizioni e movimenti imprecisi, tremolanti, apparentemente “buttati lì”. Quanto alla forma, ciascun braccio (quando non è impegnato in gesti coreografici particolari) deve disegnare un’ampia curva che parte dalla spalla e arriva fino alla punta delle dita, senza spigoli: gomito e polso devono quindi essere lievemente piegati. Inoltre, il braccio deve trovarsi sempre un pochino più avanti del corpo: se lo apro lateralmente, deve stare come se mi sedessi attaccata a un tavolo e appoggiassi il braccio sul bordo; se lo porto in alto sopra la testa, alzando lo sguardo ma non il capo devo poter vedere la mano. A proposito della mano: anche le dita hanno una posizione particolare. Il pollice va seminascosto verso il palmo; le altre dita devono essere rilassate (non piegate, ma neanche del tutto tese), con l’indice tenuto leggermente più in alto di medio, anulare e mignolo. È ovvio che esistono varianti – la tradizione russa (semplifico) tende a stringere un po’ la curva delle braccia, lo stile balanchiniano quasi le tende –, meno ovvio, forse, che al giorno d’oggi anche nel balletto ci sia meno cura di questi dettagli: io vengo dalla “vecchia scuola”, dove vigeva il principio secondo cui la qualità vale più della quantità (ad esempio, meglio una gamba bassa ma in posizione corretta di una tenuta in alto stando però storti) e dove, durante gli esercizi alla sbarra, l’insegnante passava a correggere dito per dito. Oggi ci sono alcuni grandi danzatori che, pur bravissimi, hanno mani che i miei maestri di un tempo avrebbero osservato con cipiglio e immediatamente corretto: Daniil Simkin e perfino il nostro Roberto Bolle non hanno belle mani. Guardate il video, realizzato come gli altri che vi presento dalla nostra impareggiabile Elena Costa, delle prime battute del Rondò: dopo quello che ho detto, non è evidente anche a voi che le sue braccia, i gomiti, i polsi, le mani e le dita, sono da manuale tecnico del balletto? E non basta. C’è un’altra, forse ancor più importante caratteristica delle sue braccia che rende Yuzu un grande interprete sul ghiaccio e un grande ballerino: il modo in cui le usa, che è un modo estremamente espressivo. Quando esegue con le braccia dei movimenti coreografici (utili all’interpretazione, dunque, e non all’equilibrio, alla velocità di rotazione o simili), Yuzu riesce a fare due cose: dare l’impressione che le braccia (e tutto il corpo) respirino; sottolineare gli accenti, ergo l’atmosfera, della musica. In questo senso non strettamente fisiologico, il respiro è molto importante nel balletto, soprattutto in alcune coreografie. Prendiamo il Lago dei cigni, che tutt* avrete più o meno presente. I movimenti delle braccia sono, qui, centralissimi, cruciali. L’interprete di Odette/Odile deve assolutamente saperle usare in modo che sembrino le ali di un cigno; le sue braccia-ali devono quasi vivere di vita loro, perciò devono respirare. Un corpo e soprattutto delle braccia che “non respirano” rischiano di limitare l’espressione e l’interpretazione: il risultato rischia di essere una semplice performance. Un corpo e soprattutto delle braccia che “respirano”, invece, diventano anima. Un’anima che può esprimere dolcezza, dolore, rabbia, determinazione e qualsiasi altro sentimento a seconda di quanto l’accento musicale è forte o debole, incisivo o sfumato. Guardate ancora le braccia di Yuzu nel video: vedete come le fa respirare, diventare parte dell’anima che ci regala in pista? Vedete che non solo si muovono, ma sentono, e comunicano? Sì, vero? Be’, non è da tutti. Se già nel balletto non tutti sanno usare le braccia così, figuriamoci nel pattinaggio. L’intero comparto russo non ha cura delle mani, che da un punto di vista coreutico sono spesso molto brutte; ma nemmeno i pattinatori con mani discrete o belle, alcuni danzatori sul ghiaccio compresi, sanno farne un’estensione così scoperta e commovente di sé. I salti Il pattinaggio, però, consiste o dovrebbe consistere nel saper usare l’attrezzo, cioè i pattini, e anche in questo assomiglia al balletto: è, o dovrebbe essere, soprattutto una questione di come si usano gambe e piedi. Anche se in modo meno accentuato, nella danza sta succedendo un po’ quel che accade nel pattinaggio: in parecchie coreografie di oggi vediamo ballerine snodatissime che insieme al partner eseguono quasi delle acrobazie, ma non una pirouette, non una batteria di piccoli salti di quelli dove se perdi il ritmo ti si annodano le caviglie. In fondo, il pubblico generalista resta sicuramente più a bocca aperta di fronte a una spaccata di oltre centottanta gradi che a un brisé, e pazienza se il secondo è più difficile della prima. La situazione nel pattinaggio riguardo a componenti come transizioni e skating skills la conosciamo bene, e la conosce anche Yuzu; tant’è che in Roncapu ha spinto l’acceleratore più che mai su questa sua capacità di eseguire movimenti complicati in ogni punto del programma, quasi come per lanciare una sfida: coraggio, sembra dire in ogni secondo del Rondò, guardatemi pattinare e osate darmi PCS alla pari se non più basse di qualcun altro. E allora, se vogliamo – e dobbiamo – guardare gambe e piedi, guardiamo la preparazione del 4S e del 3A. Siamo abituat* da anni ad apprezzare le entrate irte di difficoltà che Yuzu usa per i suoi salti, ma qui c’è qualcosa di nuovo, di più, ed è parente stretto della danza. Il quadruplo Salchow Cominciamo dal 4S, sotto potete vederne il video. Ripensiamo ai programmi immediatamente precedenti: Otoñal, Chopin al Campionato dei quattro continenti, Let Me Entertain You. Lì, il Salchow arrivava dopo alcuni (pochi) cross-over, una luna sul filo interno – per cui Yuzu dava le spalle al pubblico, rivolto verso l’interno del cerchio descritto – e dei passi di transizione che, per un ballerino, assomigliavano a due déboulés a sinistra. In Roncapu, il 4S di Yuzu è sempre il più bello che si sia mai visto (e ho spiegato perché, in un altro #balleticyuzu), ma le cose cambiano. Di cross-over in vista del salto ce n’è uno solo. Uno. Solo. Per prendere la velocità necessaria a un quadruplo. Dopo di che, maggior ricchezza di transizioni, tant’è che per arrivare nella luna c’è un twizzle, più o meno l’equivalente di una pirouette in danza. Ora, l’atterraggio da una pirouette è importante: a seconda di come riappoggio i piedi per terra, io posso acquisire più o meno stabilità. La cosa migliore è poter subito camminare, passare oltre, non stare ferma: se la pirouette non era perfetta, terminarla in una posizione statica rischia di farmi perdere l’equilibrio. Se proprio posizione statica deve essere, allora meglio che sia, per esempio, in quarta posizione, con la gamba davanti piegata e quella dietro tesa: tenendo un ginocchio piegato ammortizzo l’atterraggio, e tenendo le gambe belle larghe mi stabilizzo. Yuzu questa pirouette la finisce in luna: gambe tese, che non aiutano; certo, sono abbastanza lontane l’una dall’altra (in seconda posizione, per la danza) e questo lo aiuta, ma non scordiamo che, al momento, il suo corpo è sbilanciato indietro perché lui non è su un palcoscenico, è sul ghiaccio, e ha fili profondi, per cui se non ci fosse la velocità non potrebbe mantenere il corpo così inclinato e al contempo in equilibrio. Oltretutto – altro cambiamento rispetto al passato – la luna stavolta è sul filo esterno, perciò Yuzu guarda il pubblico e dà le spalle all’interno del cerchio descritto dai suoi pattini. Ciò significa che è inclinato indietro, non in avanti, posizione in cui mantenere l’equilibrio è più difficile. Provateci: se vi sbilanciate in avanti, strizzando gli addominali e i glutei ce la fate, entro certi limiti; ma se vi sbilanciate indietro? Quanta forza dovete mettere negli addominali e nei glutei? E soprattutto, quanto controllo avete dovuto mantenere nella pirouette? Appunto. Dopo la luna, Yuzu deve fare quei due “déboulés” a sinistra per poi staccare il salto; se la luna fosse sul filo interno e lui fosse girato verso l’interno del cerchio, potrebbe farli subito, come negli altri programmi; invece è sul filo esterno e girato verso l’esterno, e deve necessariamente aggiungere due passi per poter poi fare i due déboulés. Non sono due veri passi, sono un passé e un passo (scusate le ripetizioni!). Questa aggiunta fa sì che le transizioni tra luna e salto siano un po’ più rapide che nei programmi precedenti: non oso immaginare se e quanto tale piccola accelerazione influisca sulla preparazione di un quadruplo, sulla stabilità e sull’asse del corpo, ma una cosa è certa: ogni passo si sposa magnificamente a una nota del Rondò, e mozza il fiato accorgersi che a essere così musicale, così perfettamente compenetrata al brano di Saint-Saëns, è la preparazione di un salto: non la choreo sequence, ma la pre-pa-ra-zio-ne-di-un-qua-dru-plo. Dove altri fanno cinque cross-over e attraversano la pista su due piedi, Yuzu fa questo. Il triplo Axel Ma non si ferma qui, no. C’è il 3A. Che ormai da molti anni viene introdotto da una controvenda. E ricordiamo ancora che lui è l’unico al mondo a farlo, nonostante il passare del tempo. (Fa qualcosa di simile Kevin Aymoz, a onor del vero, ma appunto: qualcosa di simile). In Roncapu, Yuzu ha deciso che valeva la pena di aggiungere un’introduzione all’introduzione. Anche ora, quella che per altri è una rincorsa per lui consiste in un solo cross-over. Poi Yuzu si gira in avanti, di nuovo all’indietro e fa un passaggio che, ancora una volta, non solo è perfettamente su ogni nota, ma è decisamente danzato: in rapida successione, esegue quelli che possiamo assimilare a due ronds de jambe en dehors: la gamba sinistra, tesa e appena staccata dal ghiaccio, parte da davanti e ruota fin dietro il corpo; rapidissimo cambio di piede, e stessa cosa con la gamba destra; rapidissimo cambio di piede, ma adesso Yuzu esegue una metà scarsa del rond de jambe e posa il piede sul ghiaccio: sta per preparare la controvenda. Ora, il rond de jambe non è di per sé gran cosa. È un movimento fondamentale e si fa ogni giorno alla sbarra sin dall’infanzia. Farlo bene, però, mantenendo l’en dehors e l’equilibrio, non è così semplice: bisogna aver educato il corpo a una certa impostazione, bisogna che vengano automatiche cose come tenere la schiena dritta, il sedere in dentro, gli addominali contratti, le spalle abbassate, il piede aderente al pavimento in un certo modo – insomma, bisogna avere l’abitudine alla danza. Se no, provateci e ditemi se riuscite a fare una rotazione della gamba da davanti a dietro senza scomporvi. Yuzu non si scompone. D’accordo, sono movimenti veloci – a una velocità e un’altezza dal suolo che sulle prime mi hanno fatto venire in mente i ballonné, altro movimento mica semplice, se fatto bene – ma sono compiuti su una lama, accompagnati da un uso coreografico delle braccia e del busto e propedeutici a una controvenda e a un 3A. Seguito da un twizzle, perché dopo un’entrata del genere vorremo mica avere due piedi sul ghiaccio il prima possibile: troppo facile, quello Yuzu lo lascia fare a tutti gli altri. La sequenza di passi E poi, fra le mille cose di Roncapu su cui varrebbe la pena di soffermarsi, c’è la sequenza di passi. Ne abbiamo già viste di splendide e impraticabili per chiunque non sia Yuzu: Chopin, Let’s Go Crazy, Otoñal. Ogni volta abbiamo pensato prima che più in là di così non fosse possibile spingersi, poi che con Yuzu – e a Yuzu – tutto è possibile. E infatti è arrivata questa sequenza di passi. Si potrebbe parlare di ogni movimento e respiro delle braccia, di come, quanto e dove si piega la testa, del corpo che si alza e si abbassa, veramente di molte cose. Io mi soffermerò solo su un paio, prima che questo semplice post diventi un libro. Guardate il video della step sequence che allego qui. Secondo 9: Yuzu fa un temps levé. Per chi fa danza da anni non è un salto difficile. Yuzu però non fa danza da anni, e ciononostante il suo è un temps levé perfetto. Per la precisione, uno abbastanza raro: il temps levé tradizionale è un salto con il quale, nella fase aerea, si esegue un’arabesque. Di per sé, però, si tratta di una tipologia di salto per cui si prende la spinta da una gamba sola (non è, insomma, un salto che parte da due piedi ma da uno) e in cui la gamba libera può essere in coupé, passé, arabesque, alla seconda o, anche, davanti. Per un principiante, staccare un salto da una gamba sola, di solito senza alcuna rincorsa, e ottenere un’altezza discreta non è facile; in più, occorre che la posizione nella fase aerea sia bella, altra cosa non scontata. Guardate però il temps levé di Yuzu: librato in aria, leggerissimo; la schiena è dritta, le gambe sono tese. È una posizione di assoluta pulizia. Inoltre, durante il salto Yuzu gira, cambia fronte; e la gamba libera stessa compie quasi un rond de jambe: parte alla seconda (di lato) e finisce davanti. Che meraviglia. Andiamo ai secondi 35 e 36, dove Yuzu esegue un salto che aveva già eseguito nella step sequence di Otoñal e che mi aveva lasciato attonita: questo è proprio un salto di danza classica, eseguito dagli uomini (per lo meno, io ignoro se esistano donne o coreografie che lo prevedono), e si chiama saut de basque. O meglio: il saut de basque base, con la gamba libera che va in coupé, è un salto relativamente basso, semplice e lo fanno tutti i ballerini, maschi e femmine. Ma il saut de basque che fa Yuzu no, non è quello base, e non a caso lo fanno solo gli uomini perché richiede grande potenza ed elevazione, oltre che grande controllo: bisogna saltare in alto, e mentre si è in aria ruotare su se stessi, e contemporaneamente portare la gamba da tesa in avanti alla posizione di attitude derrière (un’arabesque col ginocchio piegato) – e tenere una gamba tesa in avanti o in attitude derrière richiede un uso diverso di anche, schiena, muscoli della coscia. Come dicevo, già ai tempi di Otoñal ero rimasta strabiliata che un pattinatore potesse importare nel suo sport un salto così elaborato; là, poi, Yuzu lo prendeva dall’hydroblade: puro genio e pura follia. Va però detto che, in Otoñal, raramente il suo saut de basque è stato perfetto. Di solito, l’attitude non era bene in en dehors, il ginocchio rimaneva un po’ chiuso e la coscia non era abbastanza alta, non arrivava a essere circa a novanta gradi rispetto al corpo: solo in allenamento glielo avevo visto fare davvero bene. Qui, invece, il saut de basque perfetto lo ha portato in gara. Guardate il ginocchio, bello aperto. Guardate la coscia, bella alta. E guardate le braccia in terza posizione: il braccio destro alto, il sinistro aperto, in una posizione pulita, ariosa e decisa. Meraviglia. Ovviamente, non pago di aver appena eseguito un salto di questa portata, poco dopo essere atterrato Yuzu fa dei twizzles. Li prende come un fouetté, ovvero facendo un rond de jambe en l’air da davanti fino alla seconda per prendere la spinta e richiamando poi la gamba in una sorta di passé. Ne fa cinque, di twizzles, accelerando. Sì: accelerando. Per accelerare nei giri del pattinaggio, così come nelle pirouettes o nei déboulés della danza classica, conviene serrare sempre più contro il corpo le braccia. Ebbene, Yuzu lo fa con il solo braccio destro, mentre il sinistro rimane aperto alla seconda. Ripeto: rimane. Aperto. Alla. Seconda. Un impedimento, un attrito nell’aria, una posizione non aerodinamica che i giri dovrebbe rallentarli: lui riesce ad accelerare lo stesso. Il parere degli esperti Potrei andare avanti giorni e giorni, pagine e pagine a parlare di Roncapu, ma mi fermo qui e, per concludere questo lunghissimo post, lascio la parola a tre insegnanti di danza a cui ho chiesto di guardare questo programma e di darmi il loro parere di ballerini. Eccoli: Francesco Scalas (danza jazz): “È davvero mostruoso, non lo conoscevo. Agilità ed eleganza allo stato puro, elevazione e precisione nei tripli tour en l’air per non parlare dei giri in attitude. Meraviglioso e precisissimo, sicuramente farà anche danza oltre che pattinaggio. Meraviglioso davvero”. Antonino Montalbano (contemporaneo, waacking, voguing): “Molto aggraziato, è molto morbido e molto leggero soprattutto… soprattutto per come utilizza le braccia. Mi spiace solo che purtroppo non sia sempre stata inquadrata molto bene la sua faccia per vedere se fosse anche altrettanto espressivo, però… un bel vedere!” Nicola Pasino (modern jazz, classico per pattinatori): “Forte personalità, presenza scenica che va OLTRE.. linee sia di braccia che di gambe meravigliose… padronanza dei movimenti ESAGERATA… fluidità… un senso del ritmo superlativo… ALTRO PIANETA. PUNTO!” In pratica, ballerini o giornalisti sportivi che si sia, la conclusione è sempre la stessa: |
English:
(Translation by: Alessandra Montrucchio, Michela D’Orlando, Deborah Tessari, Gaia Ludergnani. Proofreading by: Cristina Massaccesi, Jacqueline Maggio of the YUZURU HANYU – Italian FB Fan Group) We had one chance only to watch Yuzu’s new program. And then we watched it again, every day, many times a day, without getting tired of it. Because Rondò capriccioso is not “just” a perfect complete program, one of those only Yuzu could skate. And it’s not “just” a collection of what figure skating is or should be. Roncapu is art: a work in which technique, execution, thoughts, feelings, instincts and music add up to start a chemical reaction that gives birth to something else, something that elevates us and mirrors us at the same time. Roncapu talks about skating, about Yuzu and about ourselves, with an intensity that shocks even those who know the intensity Yuzuru is capable of and should be able to take it. But with Yuzu, you can never be prepared enough and, considering his performance of Roncapu, even less so.I couldn’t avoid talking about it in #balleticyuzu. But talk about what exactly? Which elements, which details or transitions? Every second, every musical accent would be worth analyzing from different perspectives, whether you’re a figure skating specialist, a musician, a writer – because even from a narrative point of view Roncapu and its performer are interesting – or even a painter. I know about ballet so my view will be restricted to this perspective and not in a complete way. Many of Yuzu’s programs contain a lot of material for a lengthy discussion and Roncapu offers so much that it took me days to decide where to begin and which direction to take, and I’m still not sure where I’ll end up. So please read this, perhaps keeping a glossary of ballet close by (Wikipedia’s one’s fine: https://en.wikipedia.org/wiki/Glossary_of_ballet) and forgive me if I’ll be lengthy and verbose.Let’s go. The Posture This isn’t new but it’s worth repeating, so let me say it again. The first thing about Yuzu that a dancer notices – in general, not only when he’s skating – is his posture. His shoulders are relaxed and open, his back is straight, his neck isn’t tucked in… As if there was a line going through him from head to toe, stretching him towards the sky and making him, in fact, look taller than he is. This is the standard posture of ballet dancers. Let’s compare him with other elegant skaters, like Fernández or even Brown: you can tell that’s the posture they choose to keep on the ice. Not so with Yuzuru; he mastered this stance so long ago that for him it’s normal, natural, and this adds so much to his skating, where grace and finesse aren’t just added elements but rather his natural qualities and therefore the qualities of his skating, and that’s why, even when he’s just skating around during warm ups or training, something different about him immediately catches even the non-expert eye. In the world of figure skating, he carries himself and he moves in a unique way. Arms and hands Yuzu doesn’t just have a ballet dancer posture, but the arms and the hands too. As I said before, in ballet, arm movement starts and is supported by the back and the shoulder blades; this is the only way arms can effectively help dancers in the exercises they do with their torso and legs, and the only way to avoid inaccurate, shaky or clumsy positions and movements. If we look at the shape, every arm (when not engaged in a particular choreographic movement) has to trace an ample curve that starts from the shoulder and ends with the fingertips, without sharp corners: that means elbow and wrist have to be slightly bent. Also, arms must be kept slightly in front of the body; if I slowly open my arm to the side, it has to be as if I’m sitting with my chest against a table and I’m resting my arm on its edge; if I raise it above my head, looking up without moving my head I have to be able to see my hand. Speaking of hands: fingers have a special position too. The thumb must be half hidden behind the palm; the other fingers must be relaxed (not bent, not too stretched) with the index finger slightly higher than the middle, fourth and little finger. Obviously there are variants: in the Russian tradition, for example (and I’m simplifying here), the arm’s curve tends to be smaller, in the Balanchine style the arms are almost straight. Less obvious, perhaps, is the fact that today even in ballet there is less attention to these details: I’m old school, where quality over quantity was the rule (a low leg in a perfect position was better than a leg reaching higher in a wrong one) and where, during barre class, the teacher would check and correct every finger. Today there are excellent ballet dancers with hands that my old teachers would have frowned upon and corrected: Daniil Simkin and even our Roberto Bolle don’t have good hands. Yuzu does. It is not a skill he has always had. Thanks to Martina Frammartino’s posts, I am watching again his old programs, and I’ve noticed that he has started to hold his arms and hands properly only in 2010-2011; from that moment on his search for beauty, via Notte stellata, Chopin and Otoñal, has lead him to the perfection of Roncapu. Take a look at the video (made, as the others in this post, by our incomparable Elena Costa) of the first bars of Rondò: after what I have said, isn’t it obvious that his arms, elbows, wrists, hands and fingers are worthy of a technical ballet manual? And that’s not all. There is another, perhaps even more important characteristic of his arms making Yuzu a great performer on ice and a great dancer: the way he uses them, which is extremely expressive. When he performs choreographic movements with his arms (therefore useful for interpretation, and not for balance, rotational speed or similar), Yuzu manages to do two things: he gives the impression that his arms (and his whole body) are breathing; he emphasizes the accents, ergo the atmosphere, of the music. The jumps Skating, however, consists or should consist in knowing how to use the equipment, that is, the skates, resembling ballet in this aspect too: ballet is, or should be, above all a matter of how to use legs and feet. Even if in a less accentuated way, what is happening in dance is similar to what is happening in figure skating: in many recent choreographies we see very flexible dancers performing, together with their partner, almost acrobatics, but not a pirouette, nor a series of small jumps of those kind where, if you lose the rhythm, your ankles “get knotted”. After all, the general public is certainly more stunned by an over one hundred and eighty degrees split than by a brisé, never mind if the latter is more difficult than the former. The situation in skating regarding components such as transitions and skating skills is well known, and Yuzu knows it too; so much so that in Roncapu he pushed more than ever the accelerator on his ability to perform complicated movements in every point of the program, almost as if he wanted to throw down a challenge: come on, he seems to say in every second of the Rondo, watch me skating and dare give me PCS at the same level than someone else, if not lower. The quadruple Salchow Let’s start with the 4S, you can see the video below. Let’s think back to the immediately preceding programs: Otoñal, Chopin at the Four Continents Championships, Let Me Entertain You. In those ones the Salchow arrived after a few (very few) cross-overs, an inside edge spread eagle – with Yuzu turning his back on the audience, facing the inside of the circle he describes on the ice – and transition steps that, for a dancer, resembled vaguely two déboulés to the left. In Roncapu, Yuzu’s 4S still is the most beautiful 4S ever seen (as I’ve explained in another #balleticyuzu), but here is where the game turns. There is only one cross-over preceding the jump. Only. One. In order to get the speed needed for a quadruple… After that, richer transitions, so much so that to get to the spread eagle there’s a twizzle, more or less the equivalent of a pirouette in dance. Now, the landing from a pirouette is important: depending on how I put my feet back on the ground, I can acquire more or less stability. The best thing would be to walk straight away, to move on, not to stand still: if the pirouette is not perfect, ending it in a static position might make me lose my balance. If it has to be a static position, then better the fourth position, for instance, bending the knee in front of me and keeping a good distance between my legs: this way I can soften the landing and be more stable. Yuzu exits this pirouette with a spread-eagle: his legs are stretched, which doesn’t help, but quite distant from one another (second position, in terms of ballet), which helps; then, we should not forget that right now his body is tilting backward, off balance: he’s not dancing on a stage, he’s skating across an ice rink, and his edges are incredibly deep, so if he couldn’t reach this speed he could not keep his body this tilted without falling. Moreover – another change, compared to the past – he performs an outside edge spread eagle, so he’s looking at the audience and turning his back on the circle drawn by his skates. To keep your balance when you’re tilting backward is harder than when you’re leaning forward. Give it a try: when you lean forward, you can stand on your feet (to a certain extent) contracting your abs and glutes; but what if you tilt backward? Are your abs and glutes strong enough to resist? Were you able to control so perfectly your pirouette that you land it without stumbling a bit? You aren’t and you weren’t: exactly. After the spread eagle, Yuzu has to do those two “déboulés” and jump: if it was an inside edge spread eagle, he could immediately skate into the déboulés, just like in his previous programs; since it’s an outside edge spread eagle, he needs to add two steps before them – actually, a step and a passé. This addition means briefer, quicker transitions between the spread eagle and the Salchow: I don’t even dare imagine whether and how much this acceleration can affect the preparation of a quadruple jump, the body stability and axis; for sure, each step is in the most perfect harmony with each note of the Rondo, and it’s breathtaking to realize that the preparation of a jump can be so musical, so completely permeating and permeated by Saint-Saëns’s composition. Not the choreo sequence, but the transitions and entrance to a quadruple. Where other skaters do five cross-overs and skate on two feet across the rink, Yuzu does this. Triple Axel That’s not all, of course. There’s the 3A. We know that at this point it’s Yuzu’s signature move, jumping it after a back counter. Keep in mind that he’s the only skater doing it, despite the passage of time. (Kevin Aymoz does something similar, okay, but: something similar). In Roncapu, Yuzu decided that it was worth adding a preparation to the preparation. Again, where others do a whole run-up, he does just one cross-over. Then he turns forward, backward again, and does something which is perfectly in tune with the music and definitely balletic: he does two very quick moves looking more or less like two ronds de jambe en dehors: his left leg, stretched and lifted a few inches off the ice, moves all the way from front to back; a very quick foot change, and Yuzu’s right leg does the same; a very quick change of foot, but this time Yuzu does only half a rond de jambe and puts his foot back onto the ice: he’s going to do the back counter. Now, a rond de jambe isn’t so difficult. It’s a basic move, and as a dancer you do several ronds de jambe à la barre every day since you’re a child. Doing it well, though, with a good balance and a good en dehors, isn’t so easy: your body needs to be used to a certain posture; it needs to “remember” and do automatically things like keeping your back straight and your shoulders relaxed, contracting glutes and abs, feeling your feet on the ground in a certain way – in short, your body needs to be used to ballet. Otherwise, try and then tell me if you can take your leg all the way from front to back without messing up. Yuzu doesn’t mess up. Okay, these moves are very quick – and their speed, together with the legs’ height from the ice, made me think of ballonnés: another difficult, when well executed – but their base is a blade, while Yuzu moves his arms and torso in a very choreographic way, right before doing a back counter and a 3A. After landing the jump, Yuzu does a twizzle: after such a difficult preparation, nearly everybody else would put both their feet on the ice and skate away as soon as possible; for Yuzu, though, it would be too easy. Step Sequence Then, among the thousand Roncapu things it would be worth talking about, there’s the step sequence. We saw some wonderful step sequences already, wonderful and unfeasible to perform for everyone but Yuzu: Chopin, Let’s Go Crazy, Otoñal. Every time, we thought it was impossible for Yuzu to go any further, but with him – and to him – everything is possible. So, we have this step sequence. We could talk about each and every movement and breadth of his arms, about how and where he tilts his head, about how his body straightens up or bends over, etcetera. I will talk just about a couple of things though, otherwise this post will soon turn into a book. Let’s watch the video of the step sequence that I attach here. 9th second: Yuzu does a temps levé. For a dancer, this is not a difficult jump. However, Yuzu hasn’t formally studied ballet, and yet he does a perfect temps levé. To be precise, he lands a rare one: the traditional temps levé is a jump in which an arabesque is performed in the aerial phase. Per se, this is a type of jump in which the thrust is given from one leg only (it is not a jump that starts with two feet but with one) and in which the free leg can be in a coupé, a passé, an arabesque, in second position or even in front. For a beginner, to take off a jump with one leg only, usually without any run-up, and to obtain a decent height is not easy; moreover, the position in the aerial phase should be beautiful, another thing not to take for granted. However, look at Yuzu’s temps levé: he hovers in the air, very light; his back is straight, the legs are outstretched. It is a position of absolute cleanliness. Also, during the jump, Yuzu turns, changes front, and the free leg itself almost performs a rond de jambe: it starts in second position (side) and it ends in front. Wonderful. Let’s go to seconds 35 and 36, where Yuzu performs a jump that he had already performed in Otoñal’s step sequence and that left me astonished: this is a real ballet jump, performed by men (at least, I’m not aware if there are women or choreographies that include it), and it is called saut de basque. Or rather: the basic saut de basque, with the free leg going into coupé, is a relatively low, simple jump and is done by all dancers, male and female. But the saut de basque Yuzu does is not the basic one, and it is not by chance that only men do it, it requires great power and elevation, as well as great control: they have to jump high, and while in the air rotate on themselves, and simultaneously bring the leg from extended forward to the attitude derrière position (an arabesque with the bent knee) – and to keep a leg extended forward or in attitude derrière requires a different use of the hips, the back, and of the muscles of the thigh. As I said, back in the days of Otoñal, I was already amazed that a skater could use such an elaborate jump into his sport; in that program, Yuzu started it from the hydroblade: pure genius and sheer madness. It must be said, however, that, in Otoñal, his saut de basque was rarely perfect. Usually, the attitude was not really en dehors, the knee remained a little closed and the thigh was not high enough, it did not reach the about ninety degrees to the body: only in training I had seen him do it well. Here, however, he brought the perfect saut de basque in a competition program. Look at the knee, nice and open. Look at the thigh, nice and high. And look at the arms in third position: the right arm high, the left arm open, in a clean, airy, decisive position. Pure wonder. Obviously not satisfied with having just executed a jump of this magnitude, shortly after landing Yuzu does some twizzles. He starts the first one like a fouetté, by doing a rond de jambe en l’air from the front to the second position to get more thrust, then retracting the leg back in a sort of passé. He does five twizzles, accelerating. Yes: accelerating. In order to accelerate in the skating twizzles, as well as in pirouettes or déboulés of ballet, it is convenient to tighten the arms more and more against the body. Well, Yuzu does it with the right arm only, while the left one remains open in second position. I repeat: It. Remains. Open. In. Second. Position. An obstacle, a friction in the air, a non-aerodynamic position that should slow down the revs, but he manages to accelerate anyway. The experts’ opinion I could go on and on for days, writing pages and pages about Roncapu, but I’ll stop here, and I’ll end this very long post leaving the floor to three dance teachers whom I asked to watch this program and give me their opinion as dancers. Here’s what they think: Francesco Scalas (jazz dance): “He is really monstrous; I didn’t know him. Pure agility and elegance, elevation and precision in the triple tours en l’air, not to mention the attitude turns. Wonderful and very precise, he definitely does dance as well as skating. Wonderful indeed“. Antonino Montalbano (contemporary, waacking, voguing): “Very graceful, he’s very soft and very light especially… especially in the way he uses his arms. I only regret that unfortunately his face wasn’t always on video to see if he is also as expressive, though… he is really something good to look at!“ Nicola Pasino (modern jazz, classical for skaters): “He has a strong personality, a stage presence that goes BEYOND… wonderful lines of both arms and legs… EXAGERATED mastery of movement… fluidity… a superlative sense of rhythm… OTHER PLANET. THAT’S IT!“ Basically, with dancers and sports journalists alike, the conclusion is always the same: |
Japanese:
You can find the Japanese translation on Nymphea’s blog: Pianeta Hanyu. |
Tanto altro ci sarebbe da dire e da rivedere, da capire, da analizzare, quindi…
Appuntamento alla prossima puntata di Balletic Yuzu!
Un grazie immenso ad Alessandra!
Mi raccomando, commentate, commentate, commentate!
Ciao ciao!
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Thɑnk you
Thank you for letting me know. I will try to find out the cause of the problem.
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The design and style look ɡгeat though! Hope you get the issue
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Thank you for letting me know about this issue!
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