Pubblicato il: 4 Marzo 2023 alle 22:21

3.11 Then and Now Part1: 12 anni dopo il disastro del Great East Japan Earthquake

3.11 Then and Now part1


4 Marzo 2023
Sono passati esattamente due anni da quando pubblicai questo post e oggi, in attesa dell’anniversario del 3.11, lo ripropongo, così come farò con gli altri 3 articoli della serie “3.11 Then and Now”.
I 10 anni citati nel titolo originale (pubblicato nel 2021: “3.11 Then and Now Part1: 10 anni dopo il disastro del Great East Japan Earthquake”) sono ora diventati 12 e altri ne passeranno, ma il ricordo di quella tragedia e il sostegno a quel popolo non sono cambiati e non cambieranno.

 L’11 marzo 2021 sarà un giorno molto speciale: esattamente 10 anni fa accadde un fatto che ha cambiato la vita di un’intera Nazione e, per molti versi, di tutto il Mondo: il Great East Japan Earthquake, il Grande Terremoto del Giappone Orientale, come è stato ufficialmente denominato.

Il blog è nato nell’agosto del 2017 e dal 2018 ad oggi ho sempre dedicato un post annuale all’anniversario del Great East Japan Earthquake, il disastroso terremoto di magnitudo 9.0 che colpì il Tohoku nel 2011, a cui fece seguito uno Tsunami che arrivò in certe aree a 40 metri di altezza e all’incidente nucleare di Fukushima Dai-ichi. Una triplice calamità che mise in ginocchio quella regione e tutto il Giappone; un evento spesso noto semplicemente come 3.11.

Questo è il decimo anno da quel tragico giorno e come tutti gli anniversari “a cifra tonda” è ancora più importante da ricordare e celebrare.
In casi di questo genere il termine celebrare ovviamente non rimanda a festeggiamenti ma a commemorazioni. Importante è non dimenticare quanto accaduto, ricordare le persone che hanno perso la vita, che hanno perso i propri cari e tutto quanto, onorare coloro che hanno salvato gli altri e aiutato anche a rischio della propria vita, analizzare le possibili cause o concause per trovare un modo per prevenire, nei limiti del possibile, che un evento simile possa accadere di nuovo. 
Questo è il senso degli anniversari, affinché le esperienze del passato, positive o negative che siano, fungano da insegnamento, da “gradino” su cui salire per vedere meglio e arrivare sempre più in alto o per facilitare il raggiungimento di una vita migliore, per uno sviluppo ed un progresso consapevole e giusto.

Mi sono resa conto che ho per anni parlato citando nomi di luoghi ed eventi che forse non a tutti sono noti. C’è chi ha interessi diversi o per la giovane età non ha seguito con attenzione quanto accadde 10 anni fa; così ho pensato che questa volta sia il caso di partire da “lontano”, diciamo… da una inquadratura molto larga.
A partire da oggi, giovedì 4 marzo 2021, dedicherò più articoli a  questo anniversario e, pur così facendo, è impossibile illustrarne tutti gli aspetti in modo esaustivo come vorrei; permettetemi quindi di selezionare soltanto alcuni aspetti e di focalizzarmi solo su determinate curiosità tra i temi più attinenti al blog EleC’s World.

3.11 Then and Now Part1: 10 anni dopo il disastro del Great East Japan Earthquake


Il Giappone è un arcipelago per lo più collinare composto da 6.852 isole, le cui cinque più grandi sono, procedendo da Nord a Sud, Hokkaidō,  Honshū,  KyūshūShikoku e Okinawa
L’isola principale, ossia la più estesa e quella su cui è situata la Capitale, Tokyo, è quella di Honshū.
Concentriamoci su questa.

Il Giappone è suddiviso in otto regioni, che da Nord a Sud sono:
HokkaidōTōhokuKantōChūbuKansaiChūgokuShikokuKyūshū, a cui si aggiunge la regione delle isole Ryūkyū (di cui Okinawa è la maggiore).
La regione più a Nord dell’isola di Honshū è il Tohoku.
Restringiamo il nostro zoom su questa (che vedete in rosso sulla cartina).

3.11 Then and Now part1

Ogni regione è poi suddivisa in Prefetture.
Quelle del Tohoku sono 6: Aomori, Akita, Iwate, Yamagata, Miyagi, Fukushima. (Le vedete in color ocra chiaro sulla cartina)

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Tre di queste, Iwate, Miyagi e Fukushima, si affacciano sulla costa orientale. Queste, a cui aggiungiamo anche Ibaraki e Chiba, nella regione del Kantō, sono state le aree colpite da quell’immane disastro di 10 anni fa.
Tenendo in considerazione sempre e comunque che anche queste ultime hanno subito danni e vissuto i traumi di quella terribile esperienza, noi concentreremo la nostra attenzione principalmente sulle prime 3 e dunque sulla regione del Tohoku, non solo perché la più duramente colpita, ma anche perché, come ormai i lettori di questo blog sanno molto bene, è lì che è nato e cresciuto il nostro Yuzuru Hanyu.

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Torniamo indietro dunque a 10 anni fa.


11 Marzo 2011

Faceva freddo e scendeva una neve fine e gelida, che si scioglieva subito a contatto con il suolo. Un clima certo poco primaverile.

h 14.46
All’improvviso la terra tremò. Una scossa violentissima, di magnitudo 9.0, scosse la regione del Tohoku e fu percepita in gran parte del Giappone.
L’epicentro si trovava in mare, al largo delle coste della prefettura di Miyagi e ad una profondità di 30 km.
La scossa durò oltre 6 minuti, un tempo infinito, seguita nelle ore successive da tante altre scosse, tra cui almeno 40 di magnitudo superiore a 5.0.

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Immagine presa da Japan Meteorological Agency

Tale intensità in un evento sismico non era mai stata registrata in Giappone, mentre a livello mondiale, in zone abitate, solo tre scosse sono state superiori a quella.

Questo un video che mostra la terribile e lunghissima  scossa e poi l’arrivo dello tsunami ad inondare tutto, ripreso dall’aeroporto di Sendai.

Vaste aree restarono completamente prive di elettricità, senza acqua né gas e le linee telefoniche risultarono quasi completamente interrotte, il che rese estremamente difficile per le persone mettersi in contatto tra di loro, così come ricevere informazioni tempestive su quanto stesse accadendo.
Oltre a ciò non mancarono fughe di gas, incendi, crolli.

Nonostante ciò le strutture degli edifici più recenti e i palazzi delle città ressero bene e si dimostrarono il luogo più sicuro nel quale restare.
I Giapponesi sono molto “addestrati” a queste situazioni, sanno controllare bene il panico e soprattutto seguono le regole loro indicate.
Questo loro carattere composto, controllato e civile è stato evidente in quei frangenti e le immagini di persone ordinatamente in fila per una ciotola di riso o una bottiglia d’acqua, o davanti ad un telefono pubblico, sistemate con una pacatezza rassegnata ed una disperazione trattenuta nei propri piccoli spazi dentro i centri di accoglienza, senza crisi isteriche ma con tanta silenziosa dignità, hanno colpito tutto il mondo nelle ore e nei giorni successivi al disastro. 

Queste alcune delle immagini da me registrate da SkyNews24.


Evidentemente, però, non era abbastanza. La forte scossa con epicentro in mare provocò lo spostamento di una enorme massa d’acqua che si propagò a 360° verso le coste tutt’intorno e, in maniera via via più lieve, anche nei mari più lontani.

Si è trattato di uno dei più catastrofici maremoti della storia, superato a livello mondiale solo da quello della placca indo-asiatica del 26 dicembre 2004.
Le coste giapponesi più colpite sono state quella di Miyagi, che ha subito i danni in un’area più estesa nell’entroterra e di Iwate, dove si è registrata l’onda più alta, abbattutasi nelle vicinanze della città di Miyako, che ha raggiunto la straordinaria altezza di 40,5 metri!

3.11 Then and Now part1
Immagine presa da www.kkc.co.jp
3.11 Then and Now part1
Immagine presa da www.kkc.co.jp

Le acque del mare hanno spazzato via interi centri abitati e portato morte e distruzione lungo tutte le aree costiere del Tohoku. Edifici letteralmente sventrati, automobili e altri mezzi di trasporto ribaltati e trascinati dalle onde, infrastrutture scardinate e distrutte, imbarcazioni trasportate nei centri abitati, migliaia di vittime e dispersi e danni immani.

Quando, in seguito, le acque si sono ritirate hanno lasciato solo un paesaggio spettrale e irriconoscibile.

3.11 Then and Now part1

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Evidentemente tutto ciò ancora non bastava.
Il sisma ha provocato lo spegnimento automatico di undici centrali nucleari da parte dei sistemi di emergenza, ma questo non ha scongiurato del tutto danni gravissimi, perché nessuno aveva previsto, e difficilmente avrebbe potuto prevedere, la portata dello tsunami che ad esse è seguito.

L’impianto nucleare che ha subito i maggiori danni è stato quello di Fukushima Dai-ichi, situato vicino alla costa a circa 100 km in linea d’aria a sud di Sendai.
Lo vedete indicato da un cerchietto nero nella cartina.

3.11 Then and Now part1

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Foto presa da www.nsenergybusiness.com

Nella seguente immagine potete vedere la piantina dell’impianto nucleare, costituito da 6 reattori.

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Immagine presa da www.ilpost.it

I reattori attivi a Fukushima Dai-ichi erano i n. 1, 2, 3, 5 e 6, mentre il n. 4 era spento per manutenzione. Anche quelli attivi si sono disattivati automaticamente dopo la scossa, ma i sistemi di raffreddamento sono comunque risultati danneggiati, causando un surriscaldamento incontrollato. Il livello dell’acqua negli impianti è sceso sotto i livelli minimi di guardia.
Lo tsunami che si abbatté sulla centrale alcune decine di minuti dopo, distrusse i generatori diesel elettrici di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento dei reattori 1, 2 e 3.

h 15.46
Il reattore n. 1 di Fukushima Dai-ichi subì la fusione delle barre di combustibile e ne seguì un’esplosione, che provocò il crollo di parte delle strutture esterne della centrale con conseguente rilascio di radiazioni

3.11 Then and Now part1

Nel corso delle ore e dei giorni successivi vi furono quattro distinte esplosioni, causate da fughe di idrogeno, alcune delle quali distrussero strutture superiori degli edifici di due reattori. I noccioli di tutti e tre i reattori coinvolti subirono il meltdown completo.
Il 12 marzo un’analoga esplosione avvenne nel reattore n. 3.

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Per contenere il surriscaldamento fu autorizzato il rilascio controllato di vapore e si procedette all’irrorazione dei reattori con acqua di mare e acido borico (capace di assorbire neutroni e rallentare la reazione del combustibile). I gas dispersi dalle esplosioni e dal rilascio di vapore diffusero nell’atmosfera ioni radioattivi.

Cerchiamo di capire come funziona un reattore nucleare del tipo di quelli in funzione a Fukushima Dai-ichi, grazie a questo breve estratto dal documentario “Fukushima, a nuclear story”, realizzato nel 2015 con la regia di Matteo Gagliardi e la collaborazione del corrispondente di SkyTG24 Pio d’Emilia.

Dato il rilascio di materiale radioattivo è stata ordinata l’evacuazione di oltre 110.000 persone nel raggio di 20 chilometri dall’impianto nucleare.

Il 14 marzo si interruppe l’impianto di raffreddamento del reattore n. 2 con conseguente esplosione dello stesso.

3.11 Then and Now part1

Poche ore dopo il n. 2, anche il reattore n. 4, che era già spento al momento del terremoto e dello tsunami e che fino al giorno precedente non aveva mostrato alcun danno evidente, esplose.

1-fukushimau4 - NS Energy

L’unico aspetto positivo in tutto ciò è che, nonostante i danni riportati, il contenitore primario (chiamato vessel) di tutti i reattori interessati dall’incidente, è rimasto intatto.

Il disastro di Fukushima è considerato l’incidente nucleare più grave dopo quello di Černobyl’ del 26 aprile 1986.

Questa una delle prime edizioni di quel 11 marzo di un telegiornale italiano da me registrato.

Potete trovare gli altri miei video QUI.

Ad oggi il tragico bilancio di quel disastro è di 5.314 feriti, 15.703 morti e 4.647 dispersi, oltre alle decine di migliaia di persone costrette ad evacuare dalle proprie case situate nei pressi della centrale nucleare e che ancora oggi non vi hanno potuto fare ritorno.


Questo è il racconto di Davide, un ragazzo italiano che all’epoca si trovava a Sendai per motivi di studio e visse quei giorni in prima persona.
Visitate il suo canale YouTube, ViviGiappone e seguitelo, per scoprire sempre nuove cose interessanti sul Paese del Sol Levante!

Per quanto mi riguarda, ricordo che seguii con angoscia, guardando quelle terribili immagini, i notiziari, gli approfondimenti, i talk show, seguii anche il canale NHK World TV che aggiornava di continuo le informazioni.
Sentivo una sofferenza quasi fisica nel vedere la distruzione e la gente disperata.

Ho provato un’infinita ammirazione e profondo rispetto per le persone che coraggiosamente e diligentemente hanno vissuto quei momenti. Si vedevano in TV e sul web video che mostravano come gli impiegati degli uffici fossero rimasti ai loro posti proteggendo i propri tavoli di lavoro, o come le commesse dei supermercati tentassero di non lasciar cadere la merce dagli scaffali. Ognuno metteva il proprio dovere e il rispetto delle regole davanti alla propria salvezza e alla paura. Un ordine ed una organizzazione che qui nel nostro Paese ci saremmo sognati. E dopo… una sofferenza silenziosa, discreta, non ostentata ma profonda. Vedevo persone rimaste senza niente, con la propria casa letteralmente spazzata via dall’acqua, cercare tra le macerie qualche foto o qualche oggetto caro.

Io amo il Giappone sin da bambina, grazie agli anime e ai manga, un amore e un interesse cresciuto nel corso degli anni ed esploso quando Yuzu è entrato nella mia vita. All’epoca conoscevo già Yuzuru, avevo già seguito le sue prime gare di Grand Prix e i 4 Continenti, mi piaceva molto, ma non sapevo niente di lui e non ero ancora stata “stregata” dalla sua magia. Vissi con apprensione quelle terribili ore nelle quali anche la televisione italiana trasmetteva continuamente aggiornamenti e filmati dal Giappone. Oggi ne sono ancora più coinvolta, perché penso che tra quelle persone c’era anche uno spaventato e giovanissimo Yuzuru Hanyu che viveva un’esperienza traumatica insieme alla sua famiglia e a tanti altri, molti dei quali sono stati ben più sfortunati di lui.

E’ giusto ricordare ogni anno questa tragedia (e non solo questa, ovviamente!), sia per il valore emotivo che essa ha in sé, sia perché  deve servire come insegnamento ed esperienza per migliorare la sicurezza in futuro, sia, infine e soprattutto, perché gli strascichi di tale tragedia sono presenti ancora oggi, la costruzione è ancora lontana dall’essere terminata, la rivalutazione e ripresa di quelle aree è ancora in corso e servono ancora tanti sforzi, tanto impegno e tanti soldi, per dare a quelle zone e ai suoi abitanti la possibilità di riprendere completamente in mano la propria vita. Un pensiero doveroso, inoltre, deve andare a tutte le vittime e alle loro famiglie.

Con sincero affetto, 

Elena


Nei prossimi articoli proveremo ad approfondire insieme alcuni aspetti di quel tragico evento e delle sue conseguenze.
Come sempre, se vi va, lasciate un commento e soprattutto, in questi giorni, se scriverete un pensiero di solidarietà rivolto a Yuzuru e a tutto il Giappone, potrò farli tradurre e pubblicarli in Giapponese.

A prestissimo!



Autore: EleChicca

Italian. I like Japan, cats, fashion dolls, anime&manga, figure skating and a lot of other things, but, above all, I LOVE Yuzuru Hanyu! ??

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