Pubblicato il: 5 Marzo 2021 alle 14:22

Creazioni per Barbie 10 – Colori primaverili per scacciare i pensieri

Creazioni per Barbie 10


Oggi voglio dedicare un post alle Barbie e alla creazione di vestitini e accessori, per sentirci tutti un po’ stilisti, un po’ sarti, un po’ tutto quello che la nostra fantasia ci porta ad immaginare!
Creazioni per Barbie 10 – Colori primaverili per scacciare i pensieri.

In realtà quello che vi sto per mostrare è un pezzo importante dei miei ricordi e non è poi così sereno, non completamente.
Potrebbe, anzi, collegarsi in modo logico al tema che sto affrontando in questi giorni sul blog, il decimo anniversario del Great East Japan Earthquake (potete trovare QUI il primo dei post ad esso dedicati), essendo esso stesso strettamente correlato ad un terremoto, quello che nel maggio 2012 colpì l’Emilia.
Certamente non può essere paragonabile al 3.11, ma fu per tutti noi che lo abbiamo vissuto un trauma, e questo completino è nato proprio in quei mesi di inquietudine.

terremoto emilia 2012
Foto presa da www.emiliaromagnameteo.com/
terremoto emilia 2012
Foto presa da www.centrometeoemiliaromagna.com
terremoto emilia 2012
Foto presa da www.wired.it

La prima scossa di un certo rilievo si avvertì poco dopo le h 1.10 di notte del 20 maggio 2012.
Era piuttosto freddo per essere maggio, vestivo ancora con abiti pesanti e come al solito a notte fonda ero ancora in giro per casa a sbrigare i miei lavori e lavoretti e chiacchierare in chat con alcuni amici nottambuli come me.
In quel momento ero coricata sul divano, con in mano il cellulare e chattavo con un amico. All’improvviso si sentì una scossa brevissima accompagnata da uno stranissimo rumore che sembrava provenire dall’esterno.
Lasciai il cellulare e mi sollevai fissando la finestra, per cercare di capire cosa fosse successo. Non avevo capito che si trattasse di una scossa sismica, anche se il sospetto mi era venuto. Quel rumore strano, però, mi aveva indotta a pensare che forse potesse trattarsi di qualcos’altro, che so… un camion, un incidente per strada. Un rumore che a quell’ora era ancora più insolito, abitando in un quartiere residenziale, lungo una via chiusa e quindi con traffico inesistente e silenzio assoluto di notte. 
Visto che tutto era di nuovo tranquillo, ripresi la mia chattata, che ormai volgeva al termine. L’amico se ne andò a dormire, ci scambiammo la buonanotte e rimasi sola… con Chicca, la gatta che mi è stata vicina per 18 anni della mia vita.

Me ne andai nella mia stanza e, per pura curiosità come avevo già fatto tante volte in occasioni precedenti, controllai sul sito dell’INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia le ultime scosse registrate in Italia.
Lessi: h 1.13: scossa di magnitudo 4.3 con epicentro a Finale Emilia, un paese della zona. Allora era proprio il terremoto! Ho pensato.
In quel momento mi scrisse via chat un altro amico che dagli Stati Uniti aveva già letto la notizia e mi chiese se fosse tutto ok.
Certo, gli risposi, tutto ok. Eppure quello strano rumore dall’esterno mi era rimasto impresso. Quando non capisco le cose tendo a rimuginarle ossessivamente e quello era il caso. Tuttavia, chiacchierammo un po’ e riuscii a distrarmi e non pensarci più, anche per il fatto che non si trattava di preoccupazione, ma di semplice curiosità.

Verso le 4 del mattino mi ritrovai in cucina a fare uno spuntino.
Sì, lo so, ho il mio fuso orario personale, fatto sta che con la massima tranquillità mi preparai una tazza di latte e iniziai a inzupparci una crostatina al cioccolato. Ricordo tutto come se fosse accaduto ieri.
Mi trovavo in piedi accanto ai mobili della cucina, con la tazza del latte in una mano e la crostatina nell’altra… quando si sentì un rumore indefinito e indefinibile che sembrava provenire dall’esterno. Lo stesso di poche ore prima! Questa volta però non sparì subito, notai invece che diveniva sempre più forte, come qualcosa in avvicinamento.

Pensai, sì, ricordo che ebbi il tempo di pensare, ricordo cosa pensai e il rumore continuava. Quello fu il momento più traumatico per me, più della scossa che seguì, perché era una cosa che non capivo.
Quello che non capisco mi spaventa di più e credo mi resterà impresso per sempre nella memoria.
Ipotizzai fosse un camion che stava per scontrarsi con la casa, no, non un camion, un aereo! Ricordai quel velivolo che “entrò” in una scuola, a Bologna. Ecco, forse stava per accadere la stessa cosa.
Finalmente riuscii a definire quel suono, era un boato, ecco il termine giusto.
La gatta era scomparsa. Ci ho pensato soltanto dopo, non si è più vista per ore, aveva sentito tutto ben prima di me e si era andata a nascondere sotto un comodino nella camera da letto. Gli altri due gatti invece dormivano al piano di sotto, ma sicuramente anche loro si erano ben protetti.
Mentre cercavo di capire l’origine del rumore, esso cambiò, o meglio, mentre si alzava di volume si aggiunse un altro rumore, questa volta riconoscibile, il vibrare di tutti i vetri!
Raccontato in questo modo sembra sia trascorsa un’eternità, e così parve a me, ma in effetti furono solo pochi secondi, dopo i quali il rumore cessò e tutto prese a ondeggiare. Era un movimento ondulatorio, anche piuttosto “lento” e ritmicamente, oltre al suono dei vetri, si era aggiunto il cigolio delle grondaie. Si sentiva un suono quasi regolare di rumore metallico.

Lo so, sembra assurdo, ma in quel momento la paura passò. Ero ancora lì immobile in piedi, con l’orecchio teso, ma a quel punto appoggiai sul ripiano accanto a me il mio spuntino notturno e mi chiesi con relativa calma: ora cosa dovrei fare?
Mi accucciai lì, sul posto, ma poi pensai che proprio sopra di me c’era il pensile che conteneva i piatti e che quindi quello non era certo il posto più sicuro.

Allora mi rialzai in piedi e mi avviai verso la stanza dei miei genitori, che nel frattempo si erano già svegliati e avevano acceso la luce.
Io: il terremoto, lo avete sentito? (che domanda assurda!).

Avevo vissuto altri terremoti, ma mai uno così vicino a me e scoprii che quel rumore nuovo che avevo sentito era proprio il rumore del terremoto, il rumore che sale dalla terra, e viene percepito quando una scossa di una certa entità è vicina a dove ci si trova.
Non ebbi troppa paura, come ho già detto.
Anche in passato non ero mai andata nel panico in casi relativamente analoghi, una volta chiarito di che si trattasse potrei definire il resto come una scarica di adrenalina, ma sono sempre stata ben consapevole che questo fu dovuto al fatto che avevo accanto entrambi i miei genitori. Se non avessi saputo dove fossero e cosa fosse loro accaduto sarei certamente stata nel panico. Mi misi nel lettone in mezzo a loro e aspettammo. Cosa? Non lo sapevamo nemmeno noi. Giunsero altre scosse, non saprei dire quante, tutte forti e molto ravvicinate, tanto da dare piuttosto l’impressione di essere una sola scossa con brevi pause.
Ormai era quasi l’alba, si iniziarono a sentire i vicini parlare animatamente e camminare avanti e indietro per casa, esattamente come stavamo facendo anche noi. Si udirono le sirene di varie ambulanze e dei vigili del fuoco, ma in casa, ad una prima rapida perlustrazione, non notammo alcun danno, a parte qualche soprammobile caduto a terra. Tra una scossa e l’altra ci vestimmo e preparammo per ogni eventualità. Alle 5 eravamo pronti. Io non avevo chiuso occhio, ma chi aveva sonno?
Ebbene sì, io avevo sonno! Convinta di non poter dormire, mi sono accoccolata su una poltrona, mi sono resa conto che stavo per addormentarmi e visto che tutto sembrava tornato tranquillo me ne sono andata a schiacciare un pisolino in camera, vestita così com’ero, perché… non si sa mai.

Dopo pranzo ci siamo tutti rilassati, ormai certi che il peggio fosse passato, ma nel mezzo del pomeriggio un’altra forte scossa ci ha fatti sobbalzare e capire che invece si era solo all’inizio. L’inizio del lungo sciame sismico che continuò ad accompagnarci per mesi.

Nei giorni seguenti mi prese quell’inquietudine costante dovuta all’incognita del futuro. La casa non aveva subito alcun danno, ma avrebbe resistito ad un’altra forte scossa? Saremmo stati tutti in salvo di nuovo? Cosa sarebbe successo? Per quanto tempo avremmo dovuto aspettarci altre scosse? Tutte domande senza risposta.
Decisi di combattere l’ansia costante tenendo occupata non tanto la mente, con studi e letture, quanto piuttosto le mani. Fare qualcosa di manuale che ci piaccia e ci dia soddisfazione immediata è un ottimo sistema per scaricare le tensioni.
Fu così che iniziai a lavorare al completino primaverile che voglio mostrarvi oggi.

Dopo quella prima forte scossa ci eravamo trasferiti a dormire tutti nel salotto, per il semplice fatto che, non essendoci mobili alti come l’armadio, ci sembrava un ambiente più sicuro. Il divano letto era perfetto per i miei genitori e io e Chicca ci adattammo alle poltrone.
Ammetto che fui anche in qualche modo felice in quei giorni. Mi preparavo per la notte, rigorosamente vestita di jeans, felpa e sneakers, non oltre le h 23.00, anche se in realtà dormii pochissimo.

Chiedo scusa per la scarsissima qualità della foto, ma fu fatta in penombra con un vecchio modello di iPod
Chiedo scusa per la scarsissima qualità della foto, ma fu fatta in penombra con un vecchio modello di iPod

Mentre me ne stavo lì, semisdraiata e coperta con un plaid alla tenue luce di una lampada (pensammo che in caso di fuga fosse meglio non farsi trovare al buio), mi guardavo intorno, vedevo la mia casa diversa, un ambiente come il salotto appariva una specie di campeggio, la luce calda illuminava i miei genitori e Chicca, tutto quanto avessi di più prezioso, e mi sentivo ricca e fortunata.

Durante il giorno stavo poco al PC, non volevo dover essere costretta a “fuggire” lasciandolo acceso e avevo anche poca voglia di occupare la mente nei miei svariati impegni.
Così il lavoro sul completino procedette, giorno per giorno, durante le ore di luce, perché di sera non volevo restare sola in camera e mi sentivo più sicura tenendo sott’occhio i miei genitori, nell’eventualità di qualche scossa improvvisa.
Passarono così i giorni, 9 per l’esattezza. Ormai erano 9 notti che praticamente dormivo non oltre le 1-2 ore, avevo male ad ogni muscolo del mio corpo. Ricordo che la mattina del 29 il mio papà suggerì: perché non ce ne torniamo ai nostri letti? Tanto ormai è tutto a posto. Io: no, non voglio illudermi, non voglio rilassarmi troppo.
Appena ci fu abbastanza luce per tornarmene in camera al mio “laboratorio” ripresi a cucire e mi dedicai alle calze per la bambolina. Arrivò papà a dirmi che stava per uscire per fare la spesa e mentre stavamo parlando abbiamo sentito di nuovo quel boato. Il terremoto!
Ci siamo letteralmente fiondati lungo il corridoio per raggiungere la mamma, che era rimasta sola in salotto (da anni era sulla sedia a rotelle, paralizzata). Papà era davanti a me; mentre io attraversavo il corridoio si spalancarono tutte le vetrinette di vetro e tutte le Barbie caddero a terra, tanto che dovetti saltarle. Anche quelle nelle scatole, che stavano sulle mensole al muro, caddero a terra.
Arrivati in sala allontanai la mamma dalla finestra. Era troppo vicina ai vetri. Nel frattempo si erano aperte anche alcune ante del mobile ed erano caduti piatti, bicchieri e vasi.
Io per non spaventare la mamma ridevo e papà stava già cercando di raccogliere i cocci.
Quella fu la scossa delle h 9.00 del 29 maggio 2012, quella che causò i maggiori danni strutturali compreso il crollo della cupola della nostra amata Chiesa.

Emilia, a Pieve di Cento crolla la cupola di una chiesa | Sky TG24
Foto presa da tg24.sky.it
Foto Pieve di Cento, chiesa scoperchiata - 5 di 10 - Bologna - Repubblica.it
Foto presa da bologna.repubblica.it

Quando il pranzo di quel giorno fu interrotto dall’ennesima forte scossa, ci decidemmo finalmente ad una soluzione drastica. Portammo la mamma al piano terra, il che rendeva anche per noi possibile un’eventuale fuga in caso di altre scosse, e pian piano io e mio padre trasferimmo giù il necessario, montammo dei letti che avevamo in disuso, accendemmo frigorifero, freezer e… insomma, ci attrezzammo per trasformare una taverna già confortevole ma mai realmente utilizzata ad abitazione come nostro monolocale, e lì ci sistemammo per i mesi successivi fino all’inizio di ottobre.

Nonostante la comprensibile ansia, la paura di cosa potesse ancora accadere, l’iniziale disorientamento dovuto al cambiamento drastico, quella è stata per me una bella estate. Ho passato tantissimo tempo in compagnia dei miei genitori, e avendo ognuno di noi meno impegni o passatempi da poter coltivare, siamo stati più insieme. Si stava più tempo possibile in giardino, per ovvi motivi di sicurezza, e apprezzai molto più che in passato la bellissima primavera e poi l’estate nel nostro praticello, nelle nostre aiuole.

Noi insieme ai nostri tre gatti: Chicca, la signora della casa, e due dei suoi figli, Terak e Sissi.

Chicca

Chicca

Chicca

Chicca

Sissi

Sissi

Sissi

Sissi

Terak

Terak

Difficilissimo da fotografare perché voleva sempre stare addosso alle persone e al centro dell’attenzione.
Qui infatti lo vedete come “disturbatore” mentre tentavo di fare il servizio fotografico alla Barbie modella.

Terak

Terak

Da appassionata di fotografia mi divertii a immortalare cose cui prima non prestavo attenzione.

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Il tempo era rallentato, c’era modo per godersi ogni minuto. L’ho sempre saputo, ma allora mi resi davvero conto di quanto fossi grata per tutto ciò che avevo, anche le cose più banali. Nulla si deve dare per scontato e c’è una bellezza intorno a noi che si scopre o riscopre solo se si ha la mente e il cuore aperti e ricettivi. Quel difficile periodo mi permise di vedere, capire e assaporare tante cose.
E’ proprio vero quello che ha detto Yuzuru Hanyu: c’è una luce che possiamo vedere solo nell’oscurità.

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In quelle lunghe ore trascorse in giardino terminai questo completino, colorato e per me così ricco di significato.
Spero di non avervi annoiati con i miei ricordi e che il mio lavoretto vi piaccia.


Dopo vari completini invernali, data la stagione ormai prossima all’estate, volevo realizzare qualcosa di più colorato ed allegro.

Di quello che vedrete l’unica cosa non fatta a mano sono le scarpine, originali Mattel.

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La modella che posa in queste foto è una Raquelle Fashionistas, che mi è parsa particolarmente adatta per la presenza di ciocche fucsia tra i suoi capelli, che ho legato in due trecce con nastro di raso rosa.
Il cappellino con visiera e la borsa sono realizzati in feltro, decorati da un nastrino di raso e da glitter a formare un cuoricino.

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I calzettoni un po’ loose sono in tulle elasticizzato, mentre la fibbia della cintura e i braccialetti (si notano poco, aguzzate la vista!) sono stati realizzati in fimo e ricoperti di glitter.

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Il top è in cotone, fatto a maglia con ferri piccini appositi per lavoretti in miniatura. Anche questo è decorato da un nastrino rosa che gira attorno alle spalle.

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Infine, gli shorts sono di jeans. Ho utilizzato un ritaglio di stoffa conservato da un paio di miei jeans accorciati (perché non si butta mai niente, giusto?!) e sono cuciti a mano, visto che ci ho lavorato in giardino e la vecchia macchina da cucire era rimasta al piano di sopra.

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Spero che questo completino vi sia piaciuto, ma soprattutto spero di aver dato a qualche creativo l’ispirazione per realizzare qualcosa di nuovo.
Se vi va, lasciatemi un commento, mi fa sempre molto piacere.
A prestissimo!!



Autore: EleChicca

Italian. I like Japan, cats, fashion dolls, anime&manga, figure skating and a lot of other things, but, above all, I LOVE Yuzuru Hanyu! ??

2 pensieri riguardo “Creazioni per Barbie 10 – Colori primaverili per scacciare i pensieri”

  1. Elena ma sei sicura che alla Mattel non interesserebbero i tuoi vestitini “dollosi”? Hai provato a mandare un curriculum e qualche foto? Perché sono proprio carini, studiati in tutti i dettagli!
    Tu faresti un prototipo e poi loro ne producono quanti ne vogliono. Stilista italiana, non so se mi spiego…😜 Oltre tutto un lavoro che puoi fare da casa (di questi tempi !)
    Lanciati e fammi sapere. Guarda che a volte io ho delle idee giuste…

    1. Ahahah, temo sia molto molto difficile, però non lo escludo a priori, chi lo sa, se mi specializzassi potrei anche provarci. Grazie della dritta! ^__^

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